La salute del bambino; facile come una corsa lungo la spiaggia

mipresento01Cominciamo domenica 2 marzo ad andare Alla scoperta del Bambino, con il primo dei nostri seminari.

Desideriamo imparare a guardare ai bambini con occhi nuovi, che siano capaci di non separarne la mente dal corpo, che sappiano coglierne le miracolose capacità e rispettarne i ritmi vitali. Per questo abbiamo deciso di cominciare da un argomento solo apparentemente meno montessoriano: la loro salute. Ce ne parlerà la dottoressa Sabine Eck.

Maria Montessori di formazione era  medico ed è stata definita “an education phisician”, un medico dell’educazione. Lei stessa dice: “il mio lavoro è stato un contributo pratico alla ricerca di cure di cui ha bisogno l’anima del bambino”.

Ma non di solo anima si occupava Maria Montessori: forte era la sua convinzione che un certo stile di vita fisico, vissuto anche nelle ore scolastiche, potesse davvero riportare il bambino ad uno stato di “non patologia” , o meglio di salute, intesa come stato globale di benessere psicofisico, come ben spiega Elena Balsamo.
La possibilità di movimento libero, la presenza di motivi di attività nell’ambiente, portano i bambini a stare meglio e ad apprendere con più facilità. Ancora oggi, invece, la scuola che offriamo ai nostri bambini rischia di contorcerne il corpo e di conseguenza di indebolirne l’anima. Pensiamo alle lunghe ore passati seduti, al peso eccessivo di zaini e cartelle, alla scarsa illuminazione e lontananza dalla lavagna, pensiamo al mancato uso dei sensi, all’assenza di occasione per imparare a usare il corpo, al poco tempo libero passato a correre da un’attività all’altra, o fermi davanti a degli schermi.

La nostra relatrice, la dottoressa Sabine Eck, come medico guarda alla persona nella sua interezza: “con tutta la mia passione e ormai lunga esperienza cercò di curare la persona come un piccolo microcosmo che desidera tornare nel suo equilibrio”.
Il seminario è a posti limitati, per permettere una discussione che speriamo risulti proficua per tutti. Per i bambini più piccoli sarà allestito un angolo morbido, e ci saranno fasciatoio e angolo per l’allattamento; mentre i più grandi potranno fare un piccolissimo assaggio di approccio Montessori nel laboratorio a loro dedicato.

Vi aspettiamo!

Montessori per…caso

Quando ho appoggiato C. per terra, in quell’aula luminosa e tranquilla, l’ho vista trasformata. Già padrona di uno spazio che ancora non conosceva, autonoma nella scelta dei giochi, serena fiduciosa.

Lei aveva 7 mesi e mezzo e gattonava da poco, io mi ero appena trasferita in California e cercavo di ammazzare il tempo, di conoscere altre mamme e di fare qualcosa di utile per la mia bimba. Partecipavo a tutti i possibili gruppi e attività, e avevo deciso di provare anche questo gruppo gioco montessoriano per bimbi fino ai 18 mesi. Ed è stato amore a prima vista.

Non si faceva nulla di speciale, (stavamo lì, con due insegnanti montessori della scuola e i nostri bambini) eppure è stato speciale.

E’ stato speciale vedere come uno spazio organizzato e a misura di bambino facesse la differenza. Non c’erano mamme preoccupate che i bimbi si facessero male e i bambini si spostavano agilmente dagli scaffali alle scalette, dal materasso con vicino lo specchio all’area con i carrelli da spingere. La nostra tranquillità nel vederli “al sicuro” si rifletteva nel loro coraggio di esplorare e spingersi un po’ più lontano senza bisogno dell’adulto vicino.

E’ stato speciale vedere come a 7 mesi C. già sapeva scegliere i giochi che voleva. Ce n’erano pochi, esposti in ordine, accessibili. Le maestre intervenivano solo per dimostrare l’uso dei giochi più complicati, senza tante parole o enfasi, e poi lasciavano che i bambini provassero e riprovassero fino a scoprire il piacere di farcela da soli.

E’ stato speciale osservare C. che settimana dopo settimana ricercava proprio quel gioco lì, che la aspettava al suo posto. L’ordine le metteva tranquillità e dava sicurezza.

L’ho visto in pratica: il bambino libero di scegliere l’attività che vuole nei limiti di un ambiente strutturato e adatto, non è scatenato, ma impegnato e concentrato. L’ho visto quando abbiamo visitato poi la scuola, che lì va fino alle medie. Entravamo nelle pluriclassi in 10 genitori, e i bambini e i ragazzi non si distraevano. Non li incuriosivamo più di tanto, e di certo non da lasciare quello a cui stavano lavorando.

Ho incontrato il montessori così, per caso e per poco tempo, e mi ha affascinato.

Ora spero di poterlo offrire alle mie bimbe qui a Trento, per poter vedere quella sicurezza, tranquillità e soddisfazione nei loro sguardi tutti i giorni di ritorno da scuola.

La scuola che vorrei

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CHE SCUOLA SOGNATE PER I VOSTRI FIGLI?

Una mamma la sogna così, fateci sapere la scuola che voi vorreste.

La scuola che vorrei parte dai bisogni del bambino, lo osserva, lo lascia libero in un ambiente preparato con scrupolosa cura dalla mano amorevole di un’insegnante che fa il suo difficilissimo lavoro con rigore e passione, come uno scienziato, consapevole di avere tra le mani quanto di più prezioso esista. La scuola che vorrei non premia, non punisce, non da’ voti, non fa fare compiti e lavoretti ma mette i bambini nella condizione di scoprire qualcosa di meraviglioso e inaudito: che imparare è bellissimo. La scuola che vorrei non interrompe il lavoro di un bambino concentrato, non pretende che tutti desiderino o possano fare la stessa cosa nello stesso momento, ma rispetta i tempi di ciascuno, il lavoro individuale, nella certezza che da questo possano sbocciare rapporti sereni e sinceri, profondamente capaci di rispettare e far fiorire le differenze e le peculiarità di tutti. Nella scuola che vorrei non esistono i banchi, la campanella, dover chiedere permesso per alzarsi o andare in bagno; ognuno è libero di muoversi e di scegliere l’attività che preferisce, anche di non fare niente; con la consapevolezza che da questa libertà non nascerà il caos ma un ordine armonioso, grazie alla preparazione dell’ambiente, al controllo dell’errore insito nei materiali, al ruolo attento ma defilato dell’insegnante.

Nella scuola che vorrei la matematica non fa paura, ma affascina potendo mostrare a ognuno il suo aspetto profondo di creatività e logica. Nella scuola che vorrei tutto può essere studiato, il mondo è entusiasmante oggetto di scoperta. La storia non è una sfilza insulsa di date e battaglie, ma la rievocazione epica delle conquiste dell’umanità, dalla scrittura ai viaggi spaziali. La musica è un linguaggio importante quanto gli altri. Le lingue non si imparano ricopiando vocaboli sui quaderni, ma usandole come la materia viva che sono. Mettendo al centro il bambino, la scuola che vorrei riesce in un’unica aula a mettere insieme educazione alla pace, al rispetto dell’ambiente, amore per la scienza e la possibilità di un apprendimento autentico, perché basato sull’interesse e non sull’imposizione.

La scuola che vorrei è graziosa, con mobili piccoli e maneggevoli, una casa per i bambini che da soli imparino a prendersene cura. Con piccoli gesti quotidiani, pulire, riordinare, allacciare, servire a tavola e tante altre attività “di vita pratica”, i bambini imparano a prendersi cura di sé e del proprio ambiente, a diventare sicuri e autonomi, a sviluppare una buona coordinazione motoria. La scuola che vorrei ha anche un bel giardino e un orto, dove seminare, aspettare e raccogliere. Non c’è bisogno, invece, di una palestra in cui potersi muovere solo a un’ora prestabilita, perché l’occasione di alzarsi, di controllare i movimenti, di educare tutti i sensi è continua. Mi piacerebbe invece, magari nelle ore del pomeriggio, poter offrire ai bambini la presenza di un insegnante di yoga, o di teatro, diverse attività che possano essere offerte alla scelta dei bambini, mai imposti. Mi piacerebbe anche che gli orari fossero flessibili, per venire incontro alle esigenze delle famiglie, e che venissero proposti pasti salutari, magari anche coinvolgendo i bambini nella loro preparazione, almeno di tanto in tanto.

Nella scuola che vorrei i bambini sono concentrati, soddisfatti, rispettati: felici. Impareranno tante cose, a scrivere, a far di conto, ma soprattutto sapranno di essere unici e importanti, diversi da tutti e speciali, e manterranno intatto l’amore per il sapere e il saper fare bene, che scelgano di diventare cardiochirurghi o carpentieri.

La scuola che vorrei, sembra incredibile, l’aveva sognata Maria Montessori più di un secolo fa ed è già stata realizzata in tante parti del mondo. Funziona meravigliosamente, eppure è molto diversa dalle scuole che normalmente offriamo ai nostri figli. Un giorno, vorrei che a tutti i bambini fosse data la possibilità di frequentare una scuola così. Per oggi, cominciamo dai bambini di Trento.