La vita di Maria Montessori- prima parte

Ci sono moltissimi argomenti sui quali da tempo medito di scrivere, ma stasera ho deciso di condividere qualche dato interessante e qualche pensiero sulla vita della nostra indiscussa eroina, Maria Montessori. Anche nella sua biografia la nostra si contraddistingue per scelte mai scontate, colpi di scena, decisioni eterodosse. Cominceremo con una panoramica dei primi passi della sua opera, dagli studi all’apertura della prima Casa dei bambini. Ecco allora alcune cosa che forse non sapete di Maria Montessori!

1) Tanto per cominciare, pur destinata a diventare una delle figure più importanti nel panorama pedagogico internazionale, Maria giunse piuttosto tardi al mondo dell’educazione, al temine di un viaggio accidentato, coraggioso e caratterizzato dall’alternarsi di esperienze apparentemente molto diverse tra loro. Per ironia della sorte, il cammino che porterà Maria Montessori alla pedagogia prende l’avvio dal netto rifiuto di un percorso di studi superiori finalizzato all’insegnamento. All’epoca, una delle poche vie percorribili per le ragazze che volevano accedere all’istruzione superiore era quella della formazione per divenire maestre. Di fronte a questa prospettiva, tuttavia, la giovane Maria Montessori oppose un netto rifiuto e ottenne di poter frequentare una scuola tecnica. E proprio questo simbolico iniziale rifiuto della pedagogia a lei contemporanea ha permesso a Maria Montessori di iniziare quel percorso di formazione eclettico e non convenzionale sul quale si fonderà il proprio originale metodo pedagogico.
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2) Non fu la prima donna italiana a laurearsi in medicina, come a volte si legge. Ma inizialmente avrebbe voluto studiare ingegneria! Nata a Chiaravalle (An) nel 1870 da una famiglia di buona borghesia, trasferitasi a Roma nel 1875; bambina vivace, interessata inizialmente alla recitazione, già nella scelta degli studi superiori Maria si era distinta, decidendo di frequentare un istituto, il Leonardo da Vinci, prevalentemente maschile. Dopo la maturità tecnica, conseguita con una buona votazione, la decisione iniziale avrebbe portato Montessori a studiare ingegneria, ramo quasi inedito per le donne dell’epoca. Tuttavia, misteriosamente ella cambiò idea, scegliendo invece la facoltà di medicina. Non che questa fosse una carriera più facile per una donna, allora. Anzi, sebbene l’indicazione frequentemente riportata che vorrebbe la Montessori prima donna medico del regno d’Italia non sia corretta, comunque prima di lei le donne laureate non erano state molte, e nel suo corso lei era effettivamente l’unica donna. Come ci ricorda Grazia Honegger Fresco, “Fino al 1896, anno di laurea della Montessori, le laureate in Italia in vari settori furono in tutto sedici contro migliaia di uomini”. L’esordio della Montessori agli studi universitari non fu semplice, e Maria dovette battersi anche per ottenere di potersi iscrivere a Medicina. E una volta ammessa, pur potendo assistere alle lezioni di importanti personalità che avranno un’influenza importante sullo sviluppo del suo pensiero, la giovane Maria dovette confrontarsi con un ambiente estremamente ostile. Non doveva essere facile entrare per ultima a ogni lezione, (era considerato sconveniente che, in quanto donna, entrasse in un’aula prima che tutti gli altri studenti fossero seduti) restare sempre isolata, dover continuamente combattere contro i pregiudizi di professori e colleghi studenti. L’impatto con l’anatomia si rivelò particolarmente difficile e impegnativo. In una lettera del 1896, la Montessori ripercorre con dovizia di dettagli gli sforzi che le erano richiesti per confrontarsi con i corpi nudi dei cadaveri da studiare. Per una donna, le convenienze sociali e l’educazione ricevuta rendevano l’impresa quasi impossibile. Maria combatté la sua repulsione, pagando un uomo perché fumasse mentre lei sezionava i cadaveri. Superò tutti gli ostacoli, e ottenne premi, onori, riconoscimenti.
Prima della laurea, la Montessori cominciò a frequentare le lezioni di clinica psichiatrica di Clodomiro Bonfigli, altro docente destinato ad esercitare una grande influenza su di lei. In quell’anno l’intero corso di Clinica Psichiatrica fu dedicato dal Bonfigli, particolarmente interessato al problema dei bambini “deficienti”, al rapporto tra educazione infantile e malattia mentale; veniva ribadita l’importanza, per i bambini, di ricevere una congrua educazione che permettesse un “sano” sviluppo del carattere e del senso morale. “Finalmente una Medicina che, più vicina all’ideale che andava maturando sempre più la giovane Montessori, si occupava non solo del corpo, ma ‘andava verso’ la persona proponendosi come una delle possibili risposte non solo contro le malattie, ma anche per contrastare la miseria e la povertà che ancora interessavano larghe masse del Regno d’Italia.”

3) Riuscì a far passare brillantemente gli esami a bambini che prima di lei erano considerati “ineducabili”.
Dopo la laurea, Maria cominciò ad esercitare la professione di medico, distinguendosi per la sua passione e attenzione per i pazienti, ma cominciando a conquistarsi anche una certa fama per il grande impegno che profondeva nel diffondere e difendere le proprie idee sul femminismo, la questione sociale, e la necessità di promuovere l’educazione dei bambini allora definiti “deficienti” o “frenastenici”, considerati ineducabili, spesso abbandonati dalle famiglie e dimenticati per sempre nei manicomi. Fu proprio l’incontro con questi bambini, rinchiusi nell’ospedale psichiatrico di Roma, una delle radici della “scoperta del bambino” che avrebbe cambiato per sempre la vita di Maria, e la storia della pedagogia. È molto noto l’episodio narrato da Anna Maria Maccheroni, una delle più fedeli allieve della Dottoressa: i piccoli erano definiti dalla loro sorvegliante “sudici e golosi”, giacché si gettavano a terra per raccogliere le briciole cadute appena finito di mangiare. Montessori si sarebbe avveduta come nella stanza non ci fosse null’altro per poter utilizzare le mani. L’affollarsi dei bambini sulle briciole, dunque, non andava interpretato come segno di sciatteria, ma come grido di aiuto di quelle piccole intelligenze trascurate.
montessori insegnante
A fine dicembre 1899, una cinquantina di bambini furono trasferiti dal manicomio al nuovo istituto di via dei Volsci, dove Montessori cominciò le sue sperimentazioni, lavorando con loro anche 11 ore al giorno, coadiuvata dal materiale di Séguin, che aveva studiato in prima persona in Francia, e dai materiali che stava ideando e facendosi costruire. Dal 1899 al 1901 Montessori avrebbe passato ogni momento libero con i bambini. Alcuni di essi riuscirono a superare gli esami di licenza elementare con risultati migliori dei bambini “normali”.

4) Ebbe una sola storia d’amore, finita male, da cui nacque un figlio…
C’è però un’altra spinta profonda dietro alla “scoperta del bambino”: la nascita e l’abbandono del figlio Mario, nato nel 1898 dalla relazione con il collega Mario Montesano, la sola di cui si abbia notizia nella vita di Maria Montessori. Cresciuto da una balia e poi in collegio, Mario non vide la madre che occasionalmente fino al 1913, quando ella lo prese con sé. Da allora i due avrebbero vissuto sempre a stretto contatto, e Mario Montessori si sarebbe rivelato il più stretto e fedele collaboratore della madre. (Fu nel 1950 che un decreto dell’allora Presidente della Repubblica De Nicola lo autorizzò ad utilizzare anche il cognome della madre, che però, fino alla morte, lo avrebbe sempre presentato come un nipote). Della gravidanza, del parto, della rottura con Montesano, della scelta di separarsi dal figlio non sappiamo assolutamente nulla. Possiamo immaginare che la scelta di tenerlo nascosto fosse l’unica compatibile con il desiderio di continuare il proprio percorso professionale, e possiamo solo immaginare l’enorme dolore di questa maternità negata, che nel 1901 portò Maria Montessori ad abbandonare le sue cariche e la professione della medicina per iscriversi nuovamente all’università.

5) Dopo un’inizio di carriera folgorante, lasciò tutto e si iscrisse di nuovo all’Università.
Trentenne, celebre, affermata, Montessori ricominciò a studiare. “Fu il suo primo vero progetto educativo- l’educazione di se stessa”, secondo Rita Kramer, la più esauriente biografa della Dottoressa. Studiò Filosofia, visitò numerose scuole elementari. Visse una crisi profonda, che la spinse ad avvicinarsi alla teosofia, ma anche a ritirarsi per un periodo di meditazione presso un convento.
mariaemario
Da questi anni silenziosi, di studio Maria uscì con la convinzione che quanto scoperto nell’educazione dei bambini nei manicomi poteva con successo essere applicato anche ai bambini “normali”. La sua grande occasione arrivò grazie all’imprenditore Edoardo Talamo, direttore dell’Istituto romano dei Beni Stabili, che varò un progetto di riammodernamento di case popolari nel quartiere di San Lorenzo.

6) La prima Casa dei bambini fu il risultato di una serie di coincidenze fortunate.
Il 6 gennaio 1907 fu inaugurata quella che, su suggerimento della giornalista Olga Lodi, si sarebbe chiamata “casa dei bambini”. Montessori avrebbe usato questo spazio, una stanza unica, piuttosto grande, arredata con mobilio fatto costruire appositamente, leggero e a misura di bambino, in cui si trovavano i materiali costruiti sino ad allora, come un laboratorio. Pur senza averne precedente esperienza, Montessori riuscì a creare un ambiente ideale per bambini piccoli, perfetto per osservarne le reazioni spontanee. La maestra, Candida Nuccitelli, pare fosse la figlia del custode del caseggiato e aveva, più che altro, il compito di osservare i bambini. A lei, come alle altre che l’avrebbero seguita, venivano impartite poche, ferme istruzioni, decisamente diverse da quanto ci si aspettava, allora come oggi, da una maestra: intervenire solo in seguito a un’osservazione attenta, non disturbare il bambino intento, non punirlo né premiarlo. Presto la maestra riferì a Montessori, inizialmente incredula, che i bambini lavoravano da soli. L’esperimento fu un grande successo, e in breve tempo fu aperta un’altra casa a San Lorenzo, poi, nel 1908, sotto gli auspici dell’Umanitaria la prima di Milano (gestita da Anna Maria Maccheroni) e nel 1909 la quarta, quella di via Giusti a Roma, presso le suore francescane, che ospitava gli orfani del terremoto di Messina. Nell’ambiente accuratamente preparato delle case dei bambini, Montessori scoprì bambini molto diversi da come venivano solitamente dipinti; per nulla capricciosi, essi si rivelarono attenti, scrupolosi, capaci di un livello di concentrazione inaspettato. Lei definisce questo processo “normalizzazione”: sotto al suo impulso i bambini cominciarono persino a leggere e a scrivere, spontaneamente, grazie al lavoro fatto in autonomia con gli alfabetari mobili e le lettere smerigliate.
Fu proprio quest’esplosione della lettura e scrittura, spontanea, intorno ai quattro anni, ad assicurare l’immenso interesse del pubblico e della stampa per l’esperimento montessoriano. Già in quei primi anni si assisteva alla nascita di un vero e proprio movimento montessoriano, che da San Lorenzo avrebbe presto cominciato a diffondersi nel mondo. I suoi pilastri erano il rispetto del lavoro individuale, l’ambiente maestro, accuratamente preparato, la riduzione dell’intervento dell’adulto, l’uso di materiale che consentisse l’autocorrezione degli errori, la collaborazione fra bambini di età diversa, l’importanza dell’educazione sensoriale e degli esercizi di vita pratica. Nel 1909 Montessori si ritirò a Città di Castello, presso i baroni Franchetti, grandi sostenitori della sua opera, dove scrisse il suo Metodo e tenne il primo corso Montessori per insegnanti.

sanlorenzo
Nella foto, un’immagine della prima Casa dei bambini. Nella prossima puntata, il successo planetario, i rapporti con cattolicesimo e fascismo, i viaggi…