Il metodo che non è un metodo: Montessori in pochi punti (seguendo Stoll Lillard)

Guardando al pensiero della Montessori in modo globale, è possibile estrapolare alcuni punti principali che ne diano un’idea più precisa, seguendo per esempio il recente lavoro di Angeline Stoll Lillard, che ha lavorato nella direzione di dare una verifica sperimentale, scientifica nel senso corrente del termine, alle intuizioni della studiosa italiana (Montessori: The Science Behind the Genius. Oxford University Press, Oxford 2008).

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Sebbene la Dottoressa insistesse molto sul carattere scientifico delle suo scoperte, ai nostri occhi appare evidente come ella traesse “conclusioni da esperienze non sistematiche che generalizza ad un modello educativo per lei valido universalmente” (Renato Foschi). Tuttavia, al di là delle generalizzazioni, delle imprecisioni, del linguaggio spesso misticheggiante, è sorprendente quanto le verifiche sperimentali contemporanee, queste sì scientifiche, finiscano per provare corrette le intuizioni della Montessori.

Stoll Lillard, professore di psicologia presso l’Università della Virginia, ha intrapreso esattamente questo lavoro, di cui peraltro la stessa Montessori aveva lamentato la mancanza, quando sottolineava come, nel pur folto insieme di seguaci, nessuno avesse continuato a studiare per verificare le sue intuizioni. Lillard, in un lavoro che ha conosciuto un vastissimo successo, ha estrapolato otto principi fondamentali dell’educazione Montessori, sottoponendoli a verifiche sperimentali che ne hanno confermato la validità. Questi principi sono:

1) Movimento e apprendimento sono strettamente collegati; il movimento può migliorare la capacità di pensare e imparare;
2) L’apprendimento e il benessere sono facilitati quando le persone hanno il senso di poter controllare le proprie vite;
3) S’impara meglio quando si è interessati a quanto si sta imparando;
4) Offrire riconoscimenti estrinseci per un’attività, come premi o voti alti, ha un impatto negativo sulla motivazione a intraprendere tale attività quando il premio sia assente;
5) La collaborazione con i compagni può essere di grande aiuto all’apprendimento;
6) L’apprendimento in contesti significativi spesso risulta più ricco e profondo dell’apprendimento in contesti astratti;
7) Specifiche modalità di comportamento degli adulti sono associate a risultati migliori nei bambini;
8) I bambini prosperano in un ambiente ordinato.

Questi principi stanno alla base del concetto di scuola montessoriana; volendo riassumerne i tratti fondamentali in termini più coerenti con il linguaggio della Dottoressa, potremmo dire che, una volta raggiunto lo stato di “normalizzazione”, il bambino dev’essere lasciato libero di scegliere un’attività e di svolgerla fino a che non ne sia soddisfatto, all’interno di un ambiente ordinato e dotato di materiali di sviluppo che permettano il controllo dell’errore, che siano presenti in numero limitato e in un solo esemplare, e che vengano mano a mano sostituiti con nuovi materiali che rispondano agli interessi e ai bisogni dei bambini. Il ruolo dell’insegnante è quello di tramite fra il bambino e l’ambiente; i suoi compiti, quello di mantenere l’ordine, osservare i bambini, offrire brevi lezioni individuali di presentazione del materiale, sincerarsi che tutto sia in buone condizioni e che sia garantita la corretta progressione nell’uso dei materiali. Il docente non deve fare lezione, ma “dirigere” una sorta di autoeducazione, (in effetti, inizialmente Montessori aveva proposto il titolo di “direttrice” per le sue maestre) facendo da tramite fra il bambino e l’ambiente e permettendo il naturale dispiegarsi delle potenzialità del bambino, che in un contesto adatto lo porteranno a una vera e propria trasformazione o, in termini montessoriani, normalizzazione. La disciplina allora scaturirà naturalmente nella classe, anche grazie all’assenza di premi o punizioni, che portando una motivazione estrinseca all’azione infantile di fatto ne impediscono il corretto svolgimento.

Un po’ arido questo riassunto? Spero di no. Il libro della Stoll Lillard è davvero interessante, e ha ottenuto un grande successo. Come vi sembrano questi otto principi? Danno una buona idea della filosofia montessoriana?

La libertà (e l’ambiente preparato)

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Il sistema di pensiero di Maria Montessori costituisce nel suo insieme un universo affascinante e vasto, in cui ogni elemento nasconde un oceano di possibili approfondimenti e di collegamenti con gli altri elementi del sistema. Questo “sistema” Montessori si basa su diversi elementi interconnessi, e a volte apparentemente in contraddizione l’uno con l’altro: l’importanza della libertà e la necessità pedagogica dell’ordine; il valore dell’autonomia e la crucialità della presenza dell’adulto; la rilevanza dell’individuale, creativo sviluppo e la rigidità di alcune prescrizioni didattiche. Questi paradossi non corrispondono a debolezze teoriche, ma definiscono la vitalità dell’approccio montessoriano.
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La libertà, in partcolare, è un cardine del pensiero montessoriano, di cui è difficile se non impossibile parlare senza collegarsi ad altri concetti. Inoltre, leggendo le parole di Maria Montessori spesso ci si imbatte in momenti apparentemente contraddittori; a volte sembra si parli di una libertà assoluta, altre di una disciplina quasi soffocante. Non a caso, diverse interpretazioni parziali del pensiero della Montessori hanno potuto dar vita ad esperimenti educativi agli antipodi, quasi anarchici o eccessivamente rigidi. Di nuovo, siamo di fronte a un processo dialettico, mai del tutto risolto, fra libertà e disciplina, spontaneità e ordine. D’altronde non ci può essere libertà vera senza disciplina. Tutta l’opera della Montessori è attraversata dal gioco dialettico fra questi due elementi; per questo è stato possibile che essa sia potuta piacere, seppur brevemente, al regime fascista, e al contempo venire bruciata dai nazisti, caso unico nel panorama pedagogico. “Salvo che la Montessori l’affronta senza filisteismo e con la più grande, autentica e coraggiosa disponibilità verso i diritti e l’autocostruirsi del bambino, non però disgiunta da saggezza” (Giacomo Cives).

Un elemento cruciale per comprendere il ruolo della libertà nell’universo montessoriano è l’ambiente. Non è possibile far fiorire la libertà del bambino al di fuori di un ambiente pensato appositamente per lui. La libertà montessoriana non nasce da pure esigenze didattiche, ma da imprescindibili bisogni vitali; essa può esprimersi solo in determinate condizioni: in un ambiente pensato, creato, curato, a misura non di un bambino ideale, ma precisamente del bambino che abbiamo davanti.
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Dopo la fase della normalizzazione, dal disordine emerge un ordine, in cui finalmente il bambino può godere della libertà che gli è necessaria al suo giusto sviluppo. Ricordandosi che non tutti i bambini arriveranno a questa fase contemporaneamente, e il delicatissimo ruolo dell’insegnante deve svolgersi con grande sensibilità, poiché molto diverso è l’approccio al bambino prima e dopo la normalizzazione. E quando tutti avranno sentito il richiamo di questa forza interiore, finalmente libera di esprimersi, nella classe “il bambino diviene calmo, radiosamente felice, occupato, dimentico di sé e di conseguenza indifferente ai premi o a ricompense materiali. Questi piccoli conquistatori di se stessi e del mondo che li circonda sono di fatto dei superuomini, i quali rivelano a noi la divina anima che è nell’uomo” (M. Montessori, Il segreto dell’infanzia). A volte la libertà dei bambini può estrinsecarsi in atti apparentemente “strani”, come le ripetizioni quasi infinite dello stesso esercizio- così i bambini rivelano un tratto spesso dimenticato, la loro incredibile capacità di concentrazione.

Perché questa possa emergere, sempre fondamentale è la qualità dell’ambiente, che deve essere sempre ordinato e attraente. L’insegnante deve conoscere i bisogni dei bambini, e provvedere a essi nella preparazione dell’ambiente, allo stesso tempo rimuovendo “gli ostacoli che possono creare un impedimento sulla via della perfezione”. (M. Montessori, La mente del bambino). Per questo a volte la Montessori ha descritto il miglior segno della riuscita del lavoro dell’insegnante la sensazione di non essere più necessario. Il suo ruolo, seppure defilato, è invece complesso e fondamentale. Agendo da tramite fra il bambino e l’ambiente, egli deve conoscerlo intimamente, in particolare conoscere perfettamente tutto il materiale, per sapere come meglio rispondere alle esigenze in evoluzione costante dei bambini. Senza mai correggerne gli errori, ma piuttosto ripetendo la presentazione del materiale, che è anche un momento importantissimo nella relazione a due e, secondo Grazia Honegger Fresco, allieva di Maria Montessori, va studiata in ogni dettaglio. Questo lavoro presuppone una raffinata capacità di osservazione. Per poter permettere all’indole del bambino di dispiegarsi nella sua più autentica e profonda natura, per poter assistere al fiorire della sua autentica libertà, l’insegnante deve sapere, tramite osservazione sempre discreta e puntuale, esattamente a quale livello di sviluppo egli si trovi, per rimuovere gli ostacoli e proporre nuovi orizzonti. Secondo Montessori, l’insegnante “deve combinare scienza e arte: la scienza di conoscere la mente del bambino, e un metodo di educazione; e l’arte di riconoscere il grado di sviluppo in un bambino in un dato momento”, per questo, l’insegnante deve imparare “non a insegnare, ma piuttosto a osservare”. (Corso internazionale per insegnanti tenuto a Roma nel 1913).
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Nelle parole di Tiziana Pironi, la centralità dell’atteggiamento osservativo:

“implica un rovesciamento del rapporto maestro/allievo: è quest’ultimo che insegna e mostra come apprende. L’insegnante deve così apprendere la capacità di imparare a osservare, che lo porterà soprattutto a cambiare nei confronti di se stesso, esercitando un continuo controllo sulle proprie emozioni, stati d’animo, atteggiamenti. Si tratta, dunque, di un percorso autoriflessivo molto intenso e difficile, quasi un ‘noviziato’, che non può risolversi esclusivamente in una preparazione di tipo culturale”.

Dalla libertà, all’ambiente, all’osservazione, ai materiali… ogni cosa nel mondo Montessori ha un suo significato, e dialoga con le altre. Non dimentichiamo mai, però, il motore primo e l’obiettivo del nostro agire educativo: il bambino, proprio quello che abbiamo davanti, la liberazione del suo potenziale, la possibilità di essere la creatura meravigliosa che è. Libera, autonoma, sicura.