La libertà (e l’ambiente preparato)

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Il sistema di pensiero di Maria Montessori costituisce nel suo insieme un universo affascinante e vasto, in cui ogni elemento nasconde un oceano di possibili approfondimenti e di collegamenti con gli altri elementi del sistema. Questo “sistema” Montessori si basa su diversi elementi interconnessi, e a volte apparentemente in contraddizione l’uno con l’altro: l’importanza della libertà e la necessità pedagogica dell’ordine; il valore dell’autonomia e la crucialità della presenza dell’adulto; la rilevanza dell’individuale, creativo sviluppo e la rigidità di alcune prescrizioni didattiche. Questi paradossi non corrispondono a debolezze teoriche, ma definiscono la vitalità dell’approccio montessoriano.
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La libertà, in partcolare, è un cardine del pensiero montessoriano, di cui è difficile se non impossibile parlare senza collegarsi ad altri concetti. Inoltre, leggendo le parole di Maria Montessori spesso ci si imbatte in momenti apparentemente contraddittori; a volte sembra si parli di una libertà assoluta, altre di una disciplina quasi soffocante. Non a caso, diverse interpretazioni parziali del pensiero della Montessori hanno potuto dar vita ad esperimenti educativi agli antipodi, quasi anarchici o eccessivamente rigidi. Di nuovo, siamo di fronte a un processo dialettico, mai del tutto risolto, fra libertà e disciplina, spontaneità e ordine. D’altronde non ci può essere libertà vera senza disciplina. Tutta l’opera della Montessori è attraversata dal gioco dialettico fra questi due elementi; per questo è stato possibile che essa sia potuta piacere, seppur brevemente, al regime fascista, e al contempo venire bruciata dai nazisti, caso unico nel panorama pedagogico. “Salvo che la Montessori l’affronta senza filisteismo e con la più grande, autentica e coraggiosa disponibilità verso i diritti e l’autocostruirsi del bambino, non però disgiunta da saggezza” (Giacomo Cives).

Un elemento cruciale per comprendere il ruolo della libertà nell’universo montessoriano è l’ambiente. Non è possibile far fiorire la libertà del bambino al di fuori di un ambiente pensato appositamente per lui. La libertà montessoriana non nasce da pure esigenze didattiche, ma da imprescindibili bisogni vitali; essa può esprimersi solo in determinate condizioni: in un ambiente pensato, creato, curato, a misura non di un bambino ideale, ma precisamente del bambino che abbiamo davanti.
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Dopo la fase della normalizzazione, dal disordine emerge un ordine, in cui finalmente il bambino può godere della libertà che gli è necessaria al suo giusto sviluppo. Ricordandosi che non tutti i bambini arriveranno a questa fase contemporaneamente, e il delicatissimo ruolo dell’insegnante deve svolgersi con grande sensibilità, poiché molto diverso è l’approccio al bambino prima e dopo la normalizzazione. E quando tutti avranno sentito il richiamo di questa forza interiore, finalmente libera di esprimersi, nella classe “il bambino diviene calmo, radiosamente felice, occupato, dimentico di sé e di conseguenza indifferente ai premi o a ricompense materiali. Questi piccoli conquistatori di se stessi e del mondo che li circonda sono di fatto dei superuomini, i quali rivelano a noi la divina anima che è nell’uomo” (M. Montessori, Il segreto dell’infanzia). A volte la libertà dei bambini può estrinsecarsi in atti apparentemente “strani”, come le ripetizioni quasi infinite dello stesso esercizio- così i bambini rivelano un tratto spesso dimenticato, la loro incredibile capacità di concentrazione.

Perché questa possa emergere, sempre fondamentale è la qualità dell’ambiente, che deve essere sempre ordinato e attraente. L’insegnante deve conoscere i bisogni dei bambini, e provvedere a essi nella preparazione dell’ambiente, allo stesso tempo rimuovendo “gli ostacoli che possono creare un impedimento sulla via della perfezione”. (M. Montessori, La mente del bambino). Per questo a volte la Montessori ha descritto il miglior segno della riuscita del lavoro dell’insegnante la sensazione di non essere più necessario. Il suo ruolo, seppure defilato, è invece complesso e fondamentale. Agendo da tramite fra il bambino e l’ambiente, egli deve conoscerlo intimamente, in particolare conoscere perfettamente tutto il materiale, per sapere come meglio rispondere alle esigenze in evoluzione costante dei bambini. Senza mai correggerne gli errori, ma piuttosto ripetendo la presentazione del materiale, che è anche un momento importantissimo nella relazione a due e, secondo Grazia Honegger Fresco, allieva di Maria Montessori, va studiata in ogni dettaglio. Questo lavoro presuppone una raffinata capacità di osservazione. Per poter permettere all’indole del bambino di dispiegarsi nella sua più autentica e profonda natura, per poter assistere al fiorire della sua autentica libertà, l’insegnante deve sapere, tramite osservazione sempre discreta e puntuale, esattamente a quale livello di sviluppo egli si trovi, per rimuovere gli ostacoli e proporre nuovi orizzonti. Secondo Montessori, l’insegnante “deve combinare scienza e arte: la scienza di conoscere la mente del bambino, e un metodo di educazione; e l’arte di riconoscere il grado di sviluppo in un bambino in un dato momento”, per questo, l’insegnante deve imparare “non a insegnare, ma piuttosto a osservare”. (Corso internazionale per insegnanti tenuto a Roma nel 1913).
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Nelle parole di Tiziana Pironi, la centralità dell’atteggiamento osservativo:

“implica un rovesciamento del rapporto maestro/allievo: è quest’ultimo che insegna e mostra come apprende. L’insegnante deve così apprendere la capacità di imparare a osservare, che lo porterà soprattutto a cambiare nei confronti di se stesso, esercitando un continuo controllo sulle proprie emozioni, stati d’animo, atteggiamenti. Si tratta, dunque, di un percorso autoriflessivo molto intenso e difficile, quasi un ‘noviziato’, che non può risolversi esclusivamente in una preparazione di tipo culturale”.

Dalla libertà, all’ambiente, all’osservazione, ai materiali… ogni cosa nel mondo Montessori ha un suo significato, e dialoga con le altre. Non dimentichiamo mai, però, il motore primo e l’obiettivo del nostro agire educativo: il bambino, proprio quello che abbiamo davanti, la liberazione del suo potenziale, la possibilità di essere la creatura meravigliosa che è. Libera, autonoma, sicura.

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