noi adulti nel Montessori (spunti e riflessioni da un corso di formazione)

“It is the child who builds up the man, the child alone (…) All the powers of the adult come from the possibility possessed by his “child-father” to attain the full realisation of the secret pattern that was his.” (M. Montessori, The Secret of Childhood, pp. 200-201).

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Maria Montessori ha parlato e scritto molto a proposito del ruolo dell’adulto in relazione allo sviluppo del bambino. Si è sempre riferita agli adulti in generale, non solo ai genitori e insegnanti, poichè lei credeva fortemente che ogni adulto in relazione con un bambino dovesse essere consapevole del suo ruolo e dei suoi doveri e responsabilità. Consapevole che, anche se brevemente, stava facendo la differenza nella vita di quel bambino.

La Montessori copre molti aspetti della relazione adulto-bambino, e fornisce spiegazioni dettagliate su come l’adulto dovrebbe interagire con il bambino per aiutarlo a formare la sua persona, e a fiorire, sviluppando indipendenza. Nei suoi scritti copre la preparazione fisica dell’adulto e la necessità che l’insegnante abbia una profonda conoscenza dei piani di sviluppo del bambino.Ma c’è un altro aspetto fondamentale che Maria Montessori evidenzia nei suoi libri, ed è la preparazione psicologica dell’adulto. Lei osservò e fu convinta che l’educatore non può formarsi al suo ruolo solo studiando, deve invece “coltivare in se stesso certe attitudini di ordine morale”.  (M. Montessori, The Secret of Childhood, p. 107).
Mi sembra che questa frase da sola rappresenti una vera novità nel contesto delle teorie educative, una novità che è ancora più reale al giorno d’oggi, a quasi 100 anni dall’inizio dei suoi studi.

Questo argomento mi ha molto messo alla prova sia come mamma, che come adulto che vede, interagisce e ha che fare con molti bambini.

La preparazione psicologica e interiore a cui la Montessori fa riferimento comprende la necessità per noi adulti di scoprire e correggere i nostri difetti per poter affrontare il bambino con un cuore puro e uno sguardo nuovo. Questo non vuol dire che dobbiamo diventare perfetti, ma maturare la consapevolezza delle nostre debolezze e non lasciare che queste si frappongano nella relazione tra noi e il bambino.

I due più grandi difetti che gli adulti devono cercare di correggere sono la rabbia e l’orgoglio: se diventiamo onesti e umili con i bambini, allora saremo capaci di vedere il loro vero spirito. La nostra relazione con loro deve essere basata sul rispetto, sulla fiducia e sulla collaborazione. Dovremmo avere fede che i bambini hanno in loro stessi tutti gli strumenti per crescere e fiorire, dovremmo essere capaci di immaginare sempre “il lieto fine” di un bambino, la sua naturale evoluzione positiva. Gli adulti spesso pensano di poter plasmare i bambini e invece rischiano “inconsapevolmente di ostacolare o deviare il loro sviluppo naturale” (M.Montessori, The Secret of Childhood, part II, chapter 1).

Una predisposizione positiva nei confronti dei bambini comprende il non etichettarli, trattarli sempre con rispetto, non parlare mai di loro in loro presenza come se non ci fossero. Vuole anche dire fare tutto quello che possiamo per far diventare il bambino autonomo e indipendente, per esempio lasciandolo completare una attività, o pensando due volte prima di intervenire (per poi scoprire spesso che  il nostro intervento non era nemmeno necessario).
Questo non significa lasciare che il bambino faccia quello che vuole, ma al contrario essere calmi e coerenti sulle questioni di base.
Dovremmo lasciare che i bambini esplorino le loro relazioni umane. “Se un insegnante è capace di soddisfare le necessità del gruppo di bambini  a lui affidato, allora vedrà realizzarsi tutte le qualità della vita sociale e potrà godere della gioia di osservare queste manifestazioni dello spirito del bambino”(M. Montessori, The Absorbent Mind, page 257.)
Con pazienza e flessibilità noi adulti possiamo davvero fare un passo indietro, darci il tempo di osservare i bambini, dar loro il tempo di finire quello che hanno iniziato e scoprire come è affascinante e irresistibile quando il lavoro di un bambino, risultato di un impluso interiore, è completato.

Tutto quello scritto sopra sembra difficilissimo e naturale e istintivo allo stesso tempo. Chi infatti non ama e rispetta i bambini?

Alla fine della lezione ho chiesto una domanda sull’AMORE, sul dimostrare affetto e attenzione. Mi era sembrato che questo aspetto, che io ritengo fondamentale nella relazione col bambino, potesse in qualche modo mancare nel approccio educativo montessoriano. Ho pensato per tutta la settimana alla risposta che mi è stata data, e sono arrivata alla conclusione che sì, magari la parola AMORE non compariva nei miei appunti, ma cosa vuol dire AMARE un bambino?

Non è forse la massima dimostrazione d’amore prendersi il tempo di conoscere una persona? Cercare i motivi per apprezzarla? Vedere il meglio che può dare? Avere fiducia? Non giudicare? Aiutarla ad esprimere la sua vera natura? Non volere cambiarla?

Penso che M.M. abbia sviluppato un approcio di cui la più pronfonda forma d’amore è sia la fonte che il risultato. Noi dimostriamo il nostro amore attraverso i comportamenti che ho elencato sopra, ma allo stesso tempo il bambino stesso è una sorgente d’amore.

Quando il bambino mostra all’insegnante la sua vera natura, lei capisce, forse per la prima volta davvero, cosa è l’amore. E questa rivelazione la trasforma. E’ qualcosa che tocca i cuori e che un poco alla volta cambia le persone.(M. Montessori, The Absorbent Mind, p. 258).

luce“It is hoped that when this sentiment of love for all subjects can be aroused in children, people in general will become more human, and brutal wars will come to an end. But a love for science and art, and all that mankind has created, will not suffice to make men and women love one another. To love a beautiful sunset, or to look with wonder on a tiny insect, does not necessarily awaken a greater feeling of affection towards humanity, nor does a love for art in a man beget a love for his neighbor. What is necessary is that the individual from the earliest years should be placed in relation with humanity….Let us in education always call the attention of children to the hosts of men and women who are hidden from the light of fame, so kindling a love of humanity; not the vague and aenemic sentiment preached today as brotherhood, nor the political sentiment that the working classes should be redeemed and uplifted. What is most wanted is no patronizing charity for humanity, but a reverent consciousness of its dignity and worth.” – Maria Montessori, To Educate the Human Potential

Figlia

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Oggi non voglio chiederti cosa hai imparato.
Non voglio nemmeno pensare a cosa avrei voluto che imparassi.
Vorrei, invece, raccontarti cosa ho imparato io.
Oggi ho imparato ad accettare l’abbraccio di uno sconosciuto.
Ho imparato ad affacciarmi su un dolore senza fondo.
Ho guardato i colori dell’autunno colorare le montagne.
Ho sentito la mente mollare gli ormeggi, e il corpo aprire nuovi spiragli.
Ho esplorato, ancora una volta, il difficile confine fra pazienza e perdita di sé.
Compreso quanto difficile sia il perdono.
E allora, figlia mia, voglio chiedere a te di perdonarmi
per quanto non potrò tenere fede al mio impegno.
Il mio impegno a celebrare le tue stranezze,
a accarezzare la tua rabbia, a accogliere la tua paura, a cantare il tuo viaggio,
a festeggiare ogni cosa di te che mi mette in difficoltà.
Perdonami se in quei momenti (quando non ti capisco, quando non mi capisco)
ti rispondo senza respiro,
senza uscire da una forma automatica, dura, tagliente, fredda.

Tu sei perfetta, così come sei.

Nella gioia il mio miracolo, nel disagio il mio specchio.

Posso solo respirare,
e danzare la mia danza,
piena di amore e grata del privilegio immenso
di poter assistere alla tua.